Addio a Cormac McCarthy
Cormac McCarthy è morto ieri, 13 giugno, all’età di 89 anni nella sua casa di Santa Fe, nel Nuovo Messico. L’ha annunciato la sua casa editrice, Penguin Random House, anche se non ne sappiamo ancora le cause.
Terzo di sei figli, nacque a Providence, Rhode Island, il 20 luglio 1933. Il suo vero nome era Charles Joseph McCarthy Jr. Crebbe a Knoxville, dove il padre lavorava per la Tennessee Valley Authority e divenne il principale avvocato dell’azienda elettrica federale.
McCarthy si è diplomato alla scuola parrocchiale, si è iscritto all’Università del Tennessee, ha abbandonato gli studi ed è entrato nell’Air Force. Di stanza in Alaska, divenne un lettore vorace, amando i romanzi di Melville, Dostoevskij e Faulkner.
Tornò all’Università del Tennessee nel 1957, ma l’abbandonò di nuovo tre anni dopo per dedicarsi alla scrittura del suo primo romanzo, Il guardiano del frutteto (The Orchard Keeper), che pubblicò nel 1965 e gli valse il premio dalla William Faulkner Foundation.
Il buio fuori (Outer Dark) del 1968 riflette l’esperienza del suo matrimonio con Lee Holleman. Vivevano “in una baracca senza riscaldamento e acqua corrente ai piedi delle Smoky Mountains fuori Knoxville”, disse la donna. Lì nacque il figlio Cullen, nel 1962. Cormac chiese alla moglie, che già si occupava del bambino e delle faccende domestiche, di cercarsi un lavoro diurno, così che lui potesse concentrarsi sulla scrittura del suo romanzo. La donna si trasferì invece nel Wyoming, dove chiese il divorzio.
McCarthy scrisse poi quel romanzo mentre viveva a Ibiza con la sua seconda moglie, la cantante britannica Anne De Lisle, conosciuta mentre era in viaggio in Europa con una borsa di studio dell’American Academy of Arts and Letters. Con lei visse poi vicino a Knoxville, in un vecchio fienile trasformato da McCarthy in una casa.
De Lisle raccontò al «Times» che vivevano in totale povertà. Un giorno qualcuno offrì a McCarthy 2000 dollari per parlare dei suoi libri all’università, ma lui rispose che tutto ciò che c’era da sapere dei suoi libri era in quelle pagine.
McCarthy si separò dalla seconda moglie nel 1976 e più o meno in quel periodo si trasferì a El Paso, affascinato dal paesaggio e dalla mitologia del West, che ritroviamo nei romanzi Meridiano di sangue (Blood Meridian) del 1985 e nella cosiddetta Trilogia della frontiera, Cavalli selvaggi (All the Pretty Horses) del 1992 (trasposto in film nel 2000 e interpretato da Matt Damon), Oltre il confine (The Crossing) del 1994 e Città della pianura (Cities of the Plain) del 1998.
Ha vinto il Premio Pulitzer con il romanzo La strada (The Road) nel 2006, dedicato al figlio John, nato dal suo terzo matrimonio, con Jennifer Winkley.
Nel corso della sua vita ha concesso soltanto poche interviste. Non era un recluso, ma forse semplicemente non amava la fama plateale, teatrale come va di moda oggi.
C’è un aneddoto che colpisce, e che ci fa capire la levatura di McCarthy come uomo e come scrittore. Non ha mai voluto insegnare scrittura creativa, definendolo un imbroglio, né ha tenuto pubbliche letture delle sue opere.
Ha detto di aver autografato 250 copie di The Road e di averle date al figlio minore John, “così quando compirà 18 anni potrà venderle e andare a Las Vegas o altro”.
McCarthy ha trascorso gran parte del suo tempo al Santa Fe Institute a partire dai primi anni 2000, in mezzo ai ricercatori. Lavorò anche come editor a un libro di fisica.
È tornato a pubblicare romanzi dopo 16 anni, dando alle stampe, a fine 2022, Il passeggero (The Passenger), da poco uscito anche in italiano, e Stella Maris.
Scrivere, per lui, era l’unica cosa che contasse nella vita, anche negli ultimi anni, oltre a stare con suo figlio John. La sua giornata perfetta, disse, era starsene seduto in una stanza con dei fogli di carta da riempire. Tutto il resto è solo una perdita di tempo.
A noi non resta che leggere ciò che ha lasciato in quelle pagine.