Città della pianura
Terza perla della trilogia texana messicana che vede questa volta le vite dei giovani cowboy John Grady Cole e Billy Parham incontrarsi in un west al crepuscolo, soffocato ormai da un progresso incontrastabile.
Ambientato nei primi anni cinquanta in un ranch sul confine tra il Texas e il New Mexico, dove la vita scorre tra sbronze, allevamento di cavalli e racconti sotto le stelle, finché Grady, nelle visite al bordello, perde la testa e s’innamora perdutamente di una ragazzina e pur di averla si batterà all’ultimo sangue con il suo protettore Eduardo.
Insomma Città della pianura appare come il capitolo più nero e cupo dell’intera trilogia: i sentimenti, le speranze, i sogni, questa volta sono tutti portati all’estremo e sconfitti dall’ineluttabilità del destino. Attraverso pagine, magistralmente scritte, i protagonisti non sembrano avere una via di fuga nel mezzo di una realtà cruda e indifferente, soffocata come al solito dalla natura preponderante, mentre la violenza e i sogni sono gli unici espedienti per un’evasione e un riscatto.
Ecco, il romanzo, oltre a concludere la storia dei due protagonisti, dà finalmente delle risposte alle domande filosofiche sull’esistenza, sul destino, sulla vita e sulla morte poste nelle lettura dell’intera trilogia.
Romanzi realizzati con una scrittura che vuole far riapparire la sostanza delle cose che racconta: essenziale, evocativa, quasi rituale, sulla quale aleggiano le ombre leggendarie di Hemingway e di Faulkner.
- Città della pianura
- Titolo originale: Cities of the Plain
- Prima edizione americana: Alfred A. Knopf, 12 maggio 1998
- Prima edizione italiana: Einaudi, 2006